DL Semplificazioni: ora è legge dello Stato, Mattarella firma ma muove rilievi

Con l’approvazione anche della Camera, il Decreto Semplificazioni diventa norma dopo la promulgazione del Presidente della Repubblica.

Una “firma” che deve essere stata accompagnata da molte perplessità da parte sua, dato che in una lettera consegnata ai presidenti di Camera e Senato e al presidente del Consiglio, Mattarella ha sottolineato «Ho proceduto alla promulgazione soprattutto in considerazione della rilevanza del provvedimento nella difficile congiuntura economica e sociale. Il decreto-legge intende corrispondere alla duplice esigenza di agevolare gli investimenti e la realizzazione delle infrastrutture attraverso una serie di semplificazioni procedurali, nonché di introdurre una serie di misure di semplificazione in materia di amministrazione digitale, responsabilità del personale delle amministrazioni, attività imprenditoriale, ambiente ed economia verde, al fine di fronteggiare le ricadute economiche conseguenti all’emergenza epidemiologica da Covid-19. Il testo a me presentato, con le modifiche apportate in sede parlamentare, contiene tuttavia diverse disposizioni, tra cui segnatamente quelle contenute all’articolo 49, recante la modifica di quindici articoli del Codice della strada, che non risultano riconducibili alle predette finalità e non attengono a materia originariamente disciplinata dal provvedimento».

Si è ripetuta, dunque, una situazione ormai abituale nel panorama normativo italiano che vede troppo spesso la formulazione di leggi “omnibus, in cui vengono inseriti diversi temi non coincidenti con l’oggetto trattato dal decreto.

In attesa di poter esaminare ed “osservare” nel dettaglio la norma approvata dalle Camere, il Forum Salviamo Paesaggio rileva con enorme preoccupazione la pericolosità dell’emendamento cosiddetto “salva stadi” che pone limiti all’intervento delle Soprintendenze sui progetti che interessano gli impianti sportivi monumentali e che si tradurrà nell’impossibilità di esprimere pareri sui progetti complessivi ma solo su specifici elementi strutturali architettonici o visuali: un rischio di depotenziamento delle stesse Soprintendenze e della tutela della conservazione e del restauro che di certo avrà ripercussioni non solo sullo stadio “Artemio Franchi” di Firenze ma su qualsiasi altro impianto sportivo sottoposto a vincolo monumentale.

Una norma, questa, che da più parti viene considerata addirittura incostituzionale per palese violazione dell’art. 9, comma 2 della Costituzione, secondo cui la Repubblica “tutela il paesaggio ed il patrimonio storico e artistico della Nazione” e dell’art. 3 della Costituzione sul principio di uguaglianza e pari dignità sociale, risultando manifestamente discriminatorio e irragionevole il favore concesso a chi intende realizzare nuovi impianti sportivi o ristrutturare impianti già esistenti rispetto a chi voglia realizzare altre opere edilizie, anch’esse ritenute di pubblico interesse.

Nelle prossime settimane avremo modo di analizzare il testo approvato e di esprimere il nostro parere tecnico…