La sorte dei poli logistici: il caso di Soresina (Cremona)

di Maria Grazia Bonfante, Salviamo il paesaggio cremonese, cremasco e casalasco.

Le vicende relative alla distruzione del territorio sono iniziate nell’area soresinese negli anni 1999/2000 con il primo progetto di insediamento industriale nell’area sovra-comunale (C.I.S.E.) in località Casetta Rossa del Comune di Cappella Cantone. Attori la Provincia di Cremona con i Comuni di Soresina (capofila), Azzanello, Casalmorano, Cappella Cantone, San Bassano e Cumignano sul Naviglio per un’area complessiva di circa 200.000 mq in fregio alla Sp. 415 e Sp. 84.
Soldi pubblici sprecati, promesse non mantenute, terreni venduti sovrapprezzo per pagamento dei lavori della costruenda (mai realizzata) tangenziale sud. Dopo la distruzione di 200.000 mq di area agricola il C.I.S.E. è in liquidazione per una esposizione bancaria di circa 6,5 milioni di euro.

Da notare che già nell’anno 2000 si evidenziavano i primi accenni di crisi economico/industriale presenti, purtroppo, anche ai nostri giorni.

Proprio nell’anno 2000 si dà inizio al progetto di realizzazione di un altro polo industriale soresinese nell’area (agricola) verso il Comune di Casalmorano, quindi al di qua della ferrovia, con la sola possibilità del futuro traffico pesante di procedere in direzione di Casalmorano, o verso la Paullese attraverso le strade dell’anello viario della città di Soresina.
Infatti il nodo più spinoso per tale insediamento era e rimane il superamento della ferrovia soprattutto per il traffico pesante che si sarebbe sviluppato in seguito.

Già all’epoca si parlava di sottopasso ferroviario e di tangenziale sud, opere tutt’ora non realizzate (sono passati 21 anni).
Sulla mancata scelta della zona ottimale verso la frazione di Olzano e la Paullese, che in futuro avrebbe potuto collegarsi se, non fare tutt’uno, con il costruendo C.I.S.E., suo quasi naturale prolungamento, esistono due versioni discordanti.

Per la realizzazione del polo logistico, con la promessa di nuovi posti di lavoro quantificabili all’epoca in non meno di 150, sono stati sacrificati oltre 120.000 mq di terreno agricolo. Il primo insediamento fu della ditta RO.CA.F.- Eldo che si aggiudicò ben 56.000 mq di capannoni ad uso polo logistico.
Nell’estate del 2001, a seguito di un temporale, un fulmine provocò un incendio in una grossa parte del capannone della Rocaf-Eldo che praticamente rese inutilizzabile il manufatto. La ditta a seguito di questo incidente abbandonò il lavoro e i capannoni, non ancora pagati per intero.

In un secondo tempo l’area venne acquistata da AF Logistica di Ferrari, con l’assunzione, tramite cooperativa, di 120 lavoratori al 95% extracomunitari, non residenti nel comune di Soresina, ma che, ovviamente per loro comodità, hanno trovato abitazioni nel soresinese, per lo più in cattive condizioni se non fatiscenti.
Come è noto la AF Logistic abbandonò i suoi capannoni, per spostarsi in una sede a lei più confacente, lasciando in eredità la maggior parte dei suoi lavoratori senza un lavoro fisso, con abitazione a Soresina e con aggravio della spesa sociale per l’Amministrazione Comunale, con l’inevitabile non integrazione sociale in un regime di instabilità e precarietà lavorativa.

La sede della ex AF Logistic, è stata recentemente acquisita, fine anno 2019, da Geodis srl, associata-referente di Amazon, con assunzione di personale, circa 150 lavoratori, che però, a luglio 2021 si troveranno senza occupazione perché la Geodis-Amazon trasferirà la sua attività in una zona più servita e confacente verso il territorio bergamasco.

La conclusione di questa odissea durata 21 anni è un territorio prevalentemente agricolo massacrato; una parte dello stesso inutilizzato ed inutilizzabile; un prevedibile aumento del traffico pesante e quindi maggior inquinamento; una strada tangenziale costruita a metà e che ha diviso in due parti un podere agricolo di fatto riducendone il valore e creando disagio nelle lavorazioni delle colture; un inutile dibattito politico mai finito che ha creato solo disagi e astio dove ognuno degli attori reclamava la propria ragione; un incremento della popolazione extracomunitaria precaria con relativo disagio sociale; nessun aumento di posti di lavoro, anzi vista la crisi attuale, il suo esatto contrario.

Tutto ciò per una politica senza programmazione territoriale alcuna e soprattutto senza lungimiranza nell’adottare strategie ambientali all’insegna del rispetto della natura, del terreno, del territorio, delle persone e dell’ambiente in generale.