Nel nuovo decreto PNRR la liberalizzazione dei cambi di destinazione d’uso degli immobili?

Secondo un articolo di Marco Palombi – pubblicato da “Il Fatto Quotidiano” lo scorso 27 gennaio – il ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, avrebbe preparato una prima bozza di decreto legge teso alla rimodulazione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza in cui compare un autentico regalo agli immobiliaristi.
Secondo il giornale, infatti, la bozza contiene un comma che riscrive completamente l’articolo 23-ter del Testo unico dell’edilizia (TUE) stabilendo che è sempre ammesso il mutamento della destinazione d’uso all’interno della stessa categoria funzionale anche in deroga alle eventuali prescrizioni e limitazioni degli strumenti urbanistici.

Che cosa significa?
Se le parole hanno un significato e se non verranno (come ci auguriamo) eliminate in corso di trattazione, ci pare l’ennesimo indizio di una “rivoluzione” che impedirà a Comuni e Regioni di scegliere come programmare lo sviluppo dei territori, dato che il decreto stabilisce che “sono ritenute tra loro compatibili o complementari” le categorie:

1) residenziale, turistico-ricettivo, direzionale, servizi e piccolo commercio (“fino a 2.500 mq di superficie”);
2) produttivo, direzionale, servizi” e grandi strutture commerciali.

Scrive Palombi: «Se ne deduce che – tolte alcune eccezioni marginali – il cambio di destinazione d’uso tra immobili in queste due macrocategorie “è sempre ammesso”, basta che il proprietario lo richieda, mentre finora l’assenso era subordinato ai piani regionali e locali e relative norme. L’autonomia? Vale solo per chi vuole liberalizzare anche di più: “Le Regioni adeguano la propria legislazione ai principi di cui al presente articolo fatte salve le eventuali diverse normative regionali e locali contenenti disposizioni maggiormente incentivanti al fine di promuovere la rigenerazione e la riqualificazione urbana”. Lì dove il piano regolatore prevedeva appartamenti potranno sorgere uffici, negozi o alberghi e ovviamente viceversa, a uzzolo del palazzinaro (o “sviluppatore”, come usa oggi) senza che il settore pubblico possa dir nulla: programmare lo sviluppo delle città sarà di fatto impossibile».

Si tratta, dunque, di un tema piuttosto rilevante che andrà attentamente seguito e temiamo comporterà un impegno di tutte/i per far sì che questa dannosa forma di liberalizzazione non diventi il martello finale per abbattere quel che rimane del concetto di “pianificazione”

(Foto di Tiziana Valente)

Un commento

  1. Matteo Salvini, qualunque carica ricopra, fa danni enormi al Paese. Lui dà sempre voce ai più forti e alle esigenze di pancia di questi. Già i piani regolatori sono fatti su misura per i palazzinari, ma così si va al far west urbanistico totale.

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