Lipu scrive al ministro Pichetto Fratin per convocare un tavolo sulle rinnovabili

Il testo della lettera inviata al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin.

Oggetto: richiesta di convocazione urgente di un Tavolo straordinario di consultazione delle parti sulla transizione energetica e la pianificazione degli impianti per le energie rinnovabili.

Signor Ministro,
negli ultimi mesi del 2022, nell’ambito della COP 27 della Convenzione UNFCCC e della COP 15 della convenzione UNCBD, sono state prese importanti decisioni per contrastare l’emergenza climatica e la crisi della biodiversità, ormai riconosciute globalmente come due delle maggiori minacce per la qualità della vita, l’economia, la salute e la sicurezza delle comunità umane. Il messaggio principale scaturito da Sharm el Sheikh e da Montreal è chiaro: le due crisi vanno affrontate in maniera integrata e gli sforzi per contrastarle vanno intensificati. In entrambe le occasioni abbiamo apprezzato le posizioni espresse dal Governo italiano, dal Suo Ministero e dalla Sua stessa persona.

L’Unione Europea ha adottato una politica energetica molto ambiziosa, a partire dalla Direttiva 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili sino al Piano REPowerEU presentato dalla Commissione Europea il 18 maggio 2022. In parallelo, l’implementazione della Strategia sulla Biodiversità per il 2030 e la discussione nell’ambito del Parlamento europeo per l’approvazione del Regolamento sulla “Nature Restoration” sono entrate in una fase decisiva.

La transizione energetica è certamente la questione che più di tutte evidenzia la necessità di un approccio integrato per il clima e la biodiversità e la forte spinta alla realizzazione di nuovi impianti per le energie rinnovabili richiederebbe una seria pianificazione che tuttora è assente nel nostro Paese. A titolo di esempio portiamo alla Sua attenzione come numerosi studi scientifici mostrino come i progetti eolici, sia onshore che offshore, possano avere un impatto sia diretto sugli uccelli per collisione con le turbine o con le relative linee di trasmissione, sia indiretto per effetto delle modifiche dei loro habitat, così come accade anche per gli impianti fotovoltaici a terra, che portano potenzialmente a tassi di mortalità elevati in un’ampia gamma di gruppi di specie vulnerabili tra cui molte specie migratrici, nonché ad un impatto innegabile su quel bene prezioso che è il Paesaggio italiano.

È dunque indispensabile che il programma italiano degli impianti da energia rinnovabile cambi strada rispetto alla deregulation che ha caratterizzato ad oggi il processo e arrecato non pochi danni a natura e paesaggio, altresì frenando, paradossalmente, una buona via di ricorso alle rinnovabili.

Questa situazione si è in gran parte determinata a causa del grande assente di questa ultra decennale vicenda: il confronto tecnico, sociale ed istituzionale. Un confronto che purtroppo non è stato davvero cercato dalle parti in causa, portando fra l’altro ad una dura quanto non proficua contrapposizione tra le stesse parti e certamente non è stato favorito dalle istituzioni, che pur avevano il diritto, l’interesse e il dovere di farlo.

Alla vigilia di decisioni importantissime da assumere tra cui il decreto attuativo del Suo Ministero sulle aree idonee per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili, è davvero urgente ed indispensabile una svolta tecnica e sociale alla vicenda, che non può che passare da un luogo ufficiale di confronto tra le parti e da un ineludibile percorso – rapido quanto serio – di analisi e valutazione scientifica degli impatti sul territorio, in assenza dei quali sarà impossibile una giusta, efficace e duratura transizione energetica e sarà certa la devastazione irreversibile di ecosistemi e ampie porzioni di paesaggio.

Tale percorso dovrebbe condurre, come uno dei principali risultati, a una pianificazione dello sviluppo degli impianti per le energie rinnovabili minimizzando gli impatti, e all’individuazione delle aree da interdire allo sviluppo di tali impianti.

Con l’occasione, ci sembra utile informarla che la Lipu, al fine di portare un contributo serio e fattivo alla questione, è parte della coalizione MED OCEaN (Mediterranean Offshore Coalition for Energy and Nature) e sta lavorando sotto il profilo tecnico scientifico ad un progetto internazionale di “Sensitivity mapping” per l’individuazione delle aree a maggiore sensibilità per le specie ornitiche riguardo agli impianti eolici. Un simile approccio andrebbe esteso ad altre componenti biologiche e sociali al fine di giungere ad un’auspicata pianificazione complessiva.

Voglia cogliere, dunque, signor Ministro, questo nostro accorato quanto ragionato appello, e farsi promotore dell’iniziativa, convocando formalmente le parti con il Tavolo straordinario in oggetto e avviando ciò che ad oggi mai è stato avviato: un percorso rapido e serio, di alto negoziato e conciliazione dei valori, per il bene del clima, della sicurezza energetica, della natura, del paesaggio, del territorio. Insomma, di una parte importante del futuro del nostro Paese.

Le sfide alle quali siamo oggi chiamati sono di portata tale da richiedere la responsabilità, la disponibilità, la generosità, l’intelligenza di tutte le parti in causa. Sia Lei il Ministro dell’Ambiente che per primo riesce a dare, a questa annosa e delicatissima vicenda, una vera, positiva svolta.

Con un grazie per l’attenzione e grande fiducia

Aldo Verner, presidente della Lipu-BirdLife Italia

2 commenti

  1. Argomenti razionali e utili per tutti. Ma l’assalto al territorio superstite soprattutto laddove miracolosamente ancora integro (Sardegna, Tuscia…) fa troppo gola ai nuovi speculatori energetici con frettolosa tinta di verde con l’incredibile plauso delle più blasonate associazioni sedicenti ambientaliste ( lugubri paramenti funebri fotovoltaici ” senza se e senza ma.. Mah! Per un” nuovo “paesaggio! Che schifo… ).
    LA PIÙ GRANDE TRAGEDIA AMBIENTALE ITALIANA È IL CRESCENTE IRREVERSIBILE CONSUMO DI SUOLO
    Un suolo in condizioni naturali fornisce all’uomo i servizi ecosistemici necessari al proprio sostentamento, quali: servizi di approvvigionamento (prodotti alimentari e biomassa, materie prime, etc.); servizi di regolazione (regolazione del clima, cattura e stoccaggio del carbonio, controllo dell’erosione e dei nutrienti, regolazione della qualità dell’acqua, protezione e mitigazione dei fenomeni idrologici estremi, etc.); servizi di supporto (supporto fisico, decomposizione e mineralizzazione di materia organica, habitat delle specie, conservazione della biodiversità, etc.) e servizi culturali (servizi ricreativi, paesaggio, patrimonio naturale, etc.). E invece se ne consuma senza vergogna, come se non dovesse mai finire… case, seconde case, villoni pacchiani più o meno abusivi, strade, stradine, aeroporti, parcheggi. mattonati condominiali, capannoni prendi i soldi e scappa e adesso la minaccia di coprire le superstiti superfici libere nei pochi territori ancora intonsi (Sardegna, Tuscia..) con l’ipocrita urgenza dell’energia fotovoltaica, ennesima rapina di pochi ai danni irreversibili di tanti. Appuntamento all’ennesima prossima tragedia da dissesto idrogeologico e relative false geremiadi di caduti dal pero.

  2. Seppure cerchiate di trovare una quadra tra l’esigenza di ridurre l’inquinamento e la necessità di produrre energia, credo che una regolamentazione che si aggiunga al già travagliato percorso delle rinnovabili mi sembra alquanto inopportuna. Offrite invece la vostra conoscenza affinchè vengano salvaguardate aree o canali utili per le migrazioni e quei luoghi in cui l’equilibrio faunistico non sia in buona salute. Non ho compreso come un impianto fotovoltaico a terra (contrario per principio alla sua realizzazione) possa influenzare i flussi migratori, perchè lo stesso varrebbe per gli impianti sui tetti di grossi fabbricati.

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