Ti-Bre

La vergogna della Ti-Bre: l’autostrada che finisce nei campi e che nessuno ha il coraggio di inaugurare

di: N. B.

Il nastro d’asfalto dell’autostrada Ti-Bre (Tirreno-Brennero) è pronto da un anno. Ma quei 10 Km che vanno dal casello Parma Ovest a Sissa Trecasali, nella bassa parmense, rimangono vuoti, chiusi al traffico.

Mancherebbe qualche dettaglio tecnico per il collaudo, ma nessuno dei fautori dell’autostrada ne chiede l’apertura. Politici di destra e di sinistra, industriali… tutti zitti. Un silenzio che tradisce la consapevolezza dell’inutilità di quest’infrastruttura che termina in aperta campagna, su stradine che portano a poderi agricoli, lontana da qualsiasi insediamento produttivo.

In teoria la Ti-Bre doveva collegare l’AutoCisa (A15) con l’AutoBrennero (A12), ma ora che questo tratto è terminato, tutti si possono rendere conto di quanto sostenevano da sempre gli ambientalisti.

Ovvero che la realizzazione del moncone autostradale non aveva un senso trasportistico, non serviva a spostare merci e persone dal Tirreno al Brennero, ma aveva altri obiettivi. La proroga senza gara fino al 2031 della concessione autostradale di Autocisa, in mano al gruppo Gavio. E la commessa per l’impresa costruttrice, la Pizzarotti di Parma, specializzata in opere inutili e inservibili come la pista da bob di Cortina.

E così 74 ettari di campagna fertile della Food Valley sono spariti sotto una colata di cemento, 10 chilometri costati 360 milioni più altri 150 per opere compensative che in realtà non compensano un bel nulla. Il tutto pagato con gli aumenti dei pedaggi di Autocisa.

E ora? Per completare il restante 90% del raccordo autostradale, servono oltre 3 miliardi di euro, tutti a carico dello Stato. Fondi che non esistono, ma che vengono costantemente invocati per finire l’opera. L’opera di distruzione del territorio.

Viene immediato prendersela con le imprese. Ma i responsabili di questa vergogna di asfalto sono anche altri. Gli amministratori a tutti i livelli del partito bipartisan del cemento. Che hanno pervicacemente voluto questo pezzo di autostrada pur sapendo che non c’erano le risorse pubbliche per proseguire. E che hanno chiesto, invece di vere compensazioni ambientali, ulteriori strade, rotonde, viadotti, tangenzialine per flussi di traffico inesistenti. Completando l’opera di distruzione in una bulimia cementizia senza freni in nome dello “sviluppo”.

Questi amministratori del partito unico del cemento sono i veri mandanti. I vandali di casa, come li chiamava Cederna. Al danno fatto non c’è più rimedio. Ma non si può più lasciare nelle loro mani il nostro futuro.

Guarda il VIDEO (ideato da Nicola Dall’Olio e Enrico Ottolini, regia di Francesco Dradi, colonna sonora di Francesco Camattini)