Cascina Zerbone: salviamo dal cemento una delle ultime due cascine rimaste a Milano!

SALVIAMO LA CAMPAGNA MILANESE!
MARTEDI’ 3 LUGLIO PRESIDIO DAVANTI A PALAZZO MARINO

PORTIAMO AL SINDACO IL LATTE DI PONTE LAMBRO, PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI

Nella città dei 100.000 vani sfitti e delle tante aree dismesse continua l’emergenza casa. Ma continua anche il dramma del consumo di suolo agricolo. Adesso tocca a Ponte Lambro: siamo a Milano, una città che ha visto nascere un Distretto Agricolo, con la promessa che, adesso basta, la terra agricola non si tocca più. Del resto non ce n’è bisogno, ci sono tali e tanti spazi vuoti dentro la città, che bisogno c’è di spargere nuovo cemento su quello che resta dei campi milanesi? e invece no, una nuova grande area agricola sta per sparire. Davvero grande: oltre 400.000 metri quadri, abbastanza per produrre il foraggio necessario a nutrire quasi 200 vacche. Se l’operazione urbanistica, giustificata dalla necessità di dare case a giovani coppie, dovesse andare in porto… Milano perderà una delle sue ultime (ne sono rimaste due) aziende da latte. C’è ancora tempo per un ripensamento, sono in molti  a chiederlo: leggi l’appello su

http://cascinazerbone.wordpress.com/

E per essere ancora più espliciti, ci diamo appuntamento in Piazza Scala, davanti a Palazzo Marino

MARTEDI’ 3 LUGLIO ALLE ORE 11.00

distribuiremo il latte appena munto in una cascina che si trova a soli 5 km dal centro città. Potrebbe essere l’ultimo sorso di latte milanese. Ma forse no. Dipende (anche) dal sindaco di Milano

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La Cascina Zerbone rappresenta un caso emblematico di consumo di suolo agricolo a Milano.

E’ una delle due cascine in cui ancora si produce latte a Milano, ma rischia di perdere i terreni adiacenti, di proprietà del Comune di Milano. Questi terreni erano parte del Parco agricolo sud Milano, ma sono stati scorporati dal parco, probabilmente proprio al fine di consentirne l’edificabilità.

Il progetto edificatorio prevede la costruzione di diverse centinaia di appartamenti ad uso residenziale, di cui solo il 2% destinato ad edilizia convenzionata.

In questo video l’intervista con Giampiero Arioli, che con la sua famiglia gestisce da generazioni (da oltre 200 anni) la Cascina Zerbone, in periferia sud est di Milano (Zona 4).

A questo proposito, pubblichiamo un appello sottoscritto da numerosi comitati e associazioni ambientaliste in difesa della cascina e delle aree agricole.

 

APPELLO

al Sindaco Giuliano Pisapia
PER LA TUTELA DELL’AGRICOLTURA DI MILANO
PER UNA CITTA’ CAPACE DI FUTURO

Vogliamo latte, non nuovo cemento sui campi!

Un progetto di nuove costruzioni a Ponte Lambro cancellerà una enorme area agricola di proprietà comunale per far posto a 830 appartamenti con vista tangenziale. Un’altra volta, in una città piena di volumi da recuperare e aree  dismesse o sottoutilizzate, si cancella agricoltura preziosissima: il solito adagio.

Occorre un drastico ripensamento, Milano non può continuare a distruggere la sua campagna.

– appello –

Caro Sindaco,

la canzone di Celentano “Il ragazzo della via Gluck”, rende bene l’idea di che cosa sia successo a Milano dalla metà del XX secolo, all’avvio di un percorso ininterrotto di espansione della città a danno della campagna, e di rottura dei rapporti secolari di equilibrio che le avevano caratterizzate.

Oggi purtroppo quella canzone resta attuale, perchè racconta in modo efficace quanto sta continuando ad accadere in città. A Milano infatti le vie Gluck si stanno moltiplicando giorno dopo giorno, ancora a scapito di aree agricole fertili e produttive, ai margini della città.

Nel quartiere di Ponte Lambro, nei pressi dell’uscita Mecenate della tangenziale Est, un accordo di programma siglato da Regione e Comune spazzerà via 430 mila metri quadrati di terreno che dista soli 7 chilometri dal centro e che è presidiato da una delle ultime due cascine milanesi che da oltre 200 anni produce latte di qualità per la nostra comunità. La stessa cascina, di proprietà del Consorzio Canale Navigabile, è stata messa in vendita, con destinazione terziario-commerciale.

Vengono così smentite – nei fatti – le parole che la Sua amministrazione ha espresso in più occasioni a favore di una nuovo modello di città, e insieme svanisce la speranza di un cambiamento che si sarebbe dovuto concretizzare con la valorizzazione di una agricoltura milanese diversificata nelle colture e nei prodotti, capace di alimentare la città e di costruire un presidio contro il consumo di suolo.

Cadono i presupposti della tanto auspicata ripresa in mano, da parte dell’amministrazione comunale, del rilancio di una economia locale in grado di rispondere alle esigenze della comunità urbana, fornendo prodotti agricoli di qualità e assicurando la storica funzione sociale degli agricoltori milanesi, in un’ottica di ricucitura del tessuto sociale e di erogazione di servizi di prossimità.

Sindaco Pisapia, non è troppo tardi: i campi di Ponte Lambro sono ancora irrigati e coltivati per produrre il foraggio, le vacche sono ancora nelle stalle, e a Milano ci sono tante aree dismesse che potrebbero accogliere un insediamento residenziale molto meglio di quanto possa fare una grande area agricola affacciata sulla tangenziale.

Per questo le chiediamo di azzerare la previsione insediativa a Ponte Lambro, rivedendo l’accordo di programma per l’Housing Sociale (d.P.G.R. 10 maggio 2012, n. 4052), fermando la messa in vendita della cascina e prevedendo invece azioni e progetti che coinvolgano la cittadinanza e la società civile, per la valorizzazione del suolo agricolo come bene comune e spazio vitale per l’attuale e le future generazioni.

Aderiscono all’appello:

  • ACLI Anni Verdi Ambiente
  • ACLI Terra Milano
  • Alternativa Lombardia
  • ARCI Milano
  • Comitato Borgo di Assiano
  • Consorzio Cantiere Cuccagna
  • Coordinamento Milanese del Forum dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio
  • Coldiretti Milano
  • Confederazione Italiana Agricoltori CIA Milano
  • Consorzio DAM Distretto Agricolo Milanese
  • Legambiente Lombardia
  • Movimento per la Decrescita Felice Milano
  • Rete dei Comitati Milanesi
  • SICET Sindacato Inquilini Casa e Territorio
  • Società Internazionale di Biourbanistica
  • Tavolo per la Sovranità Alimentare

VIDEO

In questo video l’intervista con Giampiero Arioli, che con la sua famiglia gestisce da generazioni (da oltre 200 anni) la Cascina Zerbone, in periferia sud est di Milano (Zona 4).

5 commenti

  1. Pienamente solidale e consapevole.
    Sulle cascine, quello che si vede accadere anche a Chiaravalle M.se dove abito.
    Incontriamoci e fermiamo lo scempio

  2. Ecco l’ennesimo inutile scempio!
    Basta ragionare: esattamente a due passi dall’area individuata per le nuove costruzioni, ossia dalla parte opposta della tangenziale (verso Rogoredo), c’è ancora l’enorme area della ex Montecatini Edison dove era previsto l’insediamento di quartieri residenziali e che (anche a causa di fallimenti e inchieste sulle bonifiche), è ancora al palo dopo che da almeno dieci anni sono state abbattute le vecchie fabbriche. Non capisco perchè si debba consumare suolo vergine quando si potrebbe utilizzare quell’area dismessa per l’housing sociale, visto anche che il progetto ormai vecchio di edilizia residenziale privata all’ex Montecatini risulta oggi ampiamente “fuori mercato” a causa delle crisi. E’ vero che quello è un terreno privato e invece l’area della Cascina Zerbone è già comunale, ma la Pubblica Amministrazione (quando vuole) ha anche gli strumenti (Atti Amministrativi) per espropriare aree destinate a finalità pubbliche. Lo fa quando si devono costruire autostrade (a danno sempre dell’agricoltura), non vedo perchè non possa farlo anche per l’edilizia pubblica e se è il caso espropriare delle aree dismesse anche in mano ai privati. Peccato che questi siano elettori, amici, parenti, cricca che non si può toccare. Invece i poveri agricoltori e il futuro delle generazioni pagano sempre il prezzo più alto.
    Per concludere vorrei far notare come il quartiere di Ponte Lambro, essendo fuori dalla cerchia delle tangenziali ed avendo già molti palazzi popolari, risulta piuttosto compromesso a livello sociale per l’assenza di servizi e per la forte presenza di fasce deboli. Cotruendo nuove palazzine popolari, si rischierebbe di rendere ancora di più il quartiere un vero e proprio ghetto, con tutte le conseguenze del caso, come ci insegnano molti quartieri cotruiti negli anni ’60 e ’70.
    Inutile fare pubblicità della demolizione del vecchio albergo costuito nel 1990 a Ponte Lambro (ecomostro arcinoto) se poi a due passi si delibera il consumo di nuovo suolo!!

  3. Proprio ieri sono transitata sulla A4 rientrando a Torino e ogni volta che vedo i dintorni di Milano mi si stringe il cuore nel vedere le migliaia di casermoni costruiti negli ultimi anni. Venire a sapere che,nonostante sa cambiato il colore della giunta milanese, la speculazione continua in modo aberrante, fa cascare le braccia. Sono molto contenta che molte persone che abitano in loco cerchino di impedire altre mostruosità. Abbiamo un disperato bisogno di cascine per produrre il latte e l’ortofrutta, evitando di importare ogni giorno tonn. di alimenti da ogni parte del mondo, e invece si continua a cementificare per la gioia dei soliti noti. Che vergogna!

  4. che penso
    che per fortuna a Milano adesso ci sono quelli buoni…
    mah, non sono di milano, con quelli di prima l’ambiente era sicuramente ancora più a rischio, ma da quanto leggo, anche per questa giunta il verde e l’ambiente non sono certo una priorità. Spero di sbagliarmi.

  5. Penso che salvo necessità forti davvero nell’interesse della comunità la terra coltivabile, soprattutto nel nord dove la cementificazione ha devastato da est ad ovest senza soluzione di continuità, DEVE essere protetta. E non mi addentro in considerazioni sul “gioco” portato avanti dalle banche – che continuano a finanziare gli immobiliaristi – e dai costruttori. Questo è un meccanismo che non vogliono interrompersi nel timore che esploda la bolla, che aprirebbe voragini, a causa di nuovi crediti inesigibili, nei bilanci delle banche. Ci sarebbe altro da aggiungere ma…. Pisapia, Valuta meglio l’opportunità di procedere.

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