Torino: il Tar boccia la shopville a Palazzo Nervi

Il Tar blocca il progetto di riconversione del Palazzo del Lavoro in un centro commerciale. Ha il peso di un macigno la sentenza che annulla una delle trasformazioni urbanistiche, un investimento di 130 milioni, su cui Palazzo Civico aveva puntato le sue carte più alte. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso presentato dall’8Gallery contro la Variante 190 che nel 2010 aveva dato il via alle operazioni sull’edificio progettato da Pier Luigi Nervi per Italia ’61.

Finora il Comune era andato avanti a spron battuto con l’operazione, approvando tutti i permessi richiesti dai proprietari, la società Pentagramma Spa, partecipata da Fintecna (Ministero del Tesoro) e dal costruttore torinese Ponchia, che nel 2007 aveva acquistato dal Demanio l’edificio per 17 milioni di euro. Mancava soltanto l’ultimo permesso richiesto lo scorso aprile per partire con i lavori. Il progetto prevedeva l’installazione di una galleria commerciale con 150 negozi, che sarebbe stata gestita da Corio, la stessa azienda olandese cui fa capo Le Gru.

La città ha già annunciato che ricorrerà al Consiglio di Stato: “L’amministrazione ha lavorato con la massima attenzione per garantire la qualità dell’intervento – assicura l’assessore all’Urbanistica Ilda Curti – Non possiamo perdere un investimento di grande valore e di respiro internazionale”.

Ma intanto tutte le delibere che dal 2009 al 2011 hanno accompagnato l’operazione sono state annullate dai giudici. Le ragioni? Prima di tutto perché la modifica del Piano regolatore compiuta dal Comune “avrebbe dovuto essere sottoposta obbligatoriamente alla Valutazione ambientale strategica”, ché “l’area (circa 60 mila metri quadri) non può oggettivamente definirsi piccola”, tanto “da poter escludere a priori la produzione di impatti ambientali significativi”; proprio il contrario di quanto l’amministrazione ha sempre sostenuto.

E poi, aggiungono i giudici, perché “la variante avrebbe dovuto essere approvata come variante strutturale”; seguendo quindi un iter più lungo e complesso, anche perché, come aveva già sottolineato a suo tempo la Provincia di Torino, il progetto avrebbe indubbiamente “indotto una modifica della funzionalità della viabilità”. Incidendo pesantemente sul traffico.

Il tribunale ha usato parole dure anche per la società Pentagramma. “Il progetto approva la realizzazione di un centro commerciale della superficie di oltre 13.000 mq”, contrariamente ai parametri previsti per quella zona “che consentono una superficie massima di 6.000 mq”. Limiti che la proprietà “ha creduto di poter by-passare prevedendo la realizzazione di piazze e vie interne all’edificio”, con “un’evidente forzatura, giacché non si comprende – precisa il Tar – come potrà essere garantito l’uso pubblico di dette vie e piazze pubbliche fuori dagli orari di apertura”.

“Ricorreremo in Consiglio di Stato” fa sapere il costruttore Stefano Ponchia, che aggiunge: “spiace poi che il ricorso sia fatto da un nostro concorrente”. È soddisfatto invece Alessandro Pampanoni, del comitato di cittadini contrari al progetto “Salviamo Italia ’61”: “La decisione del Tar – dice – conferma tutti i rilievi che in questi anni abbiamo fatto per la tutela del paesaggio e della qualità della vita delle persone”.

Ma a questo punto che ne sarà dei 3,7 milioni di euro che il costruttore ha già versato nelle casse di Palazzo civico per aver goduto dell’incremento di valore dell’area, e degli 8 milioni di euro di oneri di urbanizzazione già messi a bilancio?

 

Gabriele Guccione, Repubblica – Torino, 16 giugno 2012