Lombardia: un appartamento al minuto da mezzo secolo ma l’assalto al territorio non si ferma

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Da 53 anni nella regione si consumano 85 metri quadri di suolo al minuto: praticamente un appartamento. E’ il dato più eclatante del report presentato dal Forum sull’Urbanistica di Cusano Milanino. Ma si continua a costruire, come succede a Sesto San Giovanni, città urbanizzato al 95%.

Nel report Cusano Milanino Consumo di suolo 90% realizzato dal Forum sull’Urbanistica di Cusano Milanino si illustrano interessanti dati e confronti che descrivono il problema del consumo di suolo in questo comune a nord di Milano ed in generale di tutta la Provincia ed oltre.

Perché il dossier?

Come si legge nell’introduzione lo studio mira a contribuire alla diffusione della conoscenza di queste tematiche e dare consistenza numerica al problema del consumo del suolo.
Suolo che, come ricordato nel documento, è la risorsa che garantisce cibo, ossigeno, acqua, giusta temperatura, relax, biodiversità e paesaggio. In pratica è fondamentale per tutelare la salute di tutti.

Sesto San Giovanni ed il nord Milano

Il problema è ampiamente riconosciuto: i dati del dossier confermano per la zona nord di Milano quanto era già stato descritto dallo studio sulla valutazione del degrado ambientale.

Eppure si continua a costruire. A Cusano Milanino come a Sesto San Giovanni, comune cresciuto a ritmi sostenuti negli ultimi anni, dove non sembra esserci inversione di tendenza. Incombe il progetto della Città della Salute: palazzine di uffici e abitazioni per 15-20mila abitanti nelle aree ex Falck.

Sembra importare poco l’elevato livello di occupazione del suolo, 95%, e il sicuro sorpasso, con l’intervento sopra descritto, di altri comuni come Bresso, di poco più “cementificata” (95,1%) staccando Cusano Milanino (89,5%) e Cinisello Balsamo (87,9%).

Analisi storiche

Il territorio nel Nord Milano è da tempo compromesso: l’esempio più emblematico è Bresso, il comune che ha consumato più suolo nel decennio 1999/2009 con un passaggio dall’87% al 95,1%. Andando più indietro nel tempo con una vera e propria analisi storica, è Arese il comune che è cresciuto di più, in pratica di 11 volte, dal 1954 al 2009. Un dato alto anche per Lainate e Cologno Monzese cresciuti intorno a 7 volte.

L’Hinterland a nord del capoluogo presenta un livello di occupazione del suolo in linea con quello della città di Milano: qui e nei comuni confinanti si consuma il doppio del resto della provincia. Sta meglio la zona sud con comuni che presentano grandi aree urbanizzate, come Abbiategrasso, San Giuliano M. e Peschiera che sono però più “fortunati” perché hanno ancora tanto suolo libero.

Oltre provincia, la situazione non migliora

Il dossier allarga ancora l’analisi: nella sciagurata gara tra le provincie quella milanese è messa meglio di quella di Monza e Brianza che ha un’occupazione maggiore di un terzo rispetto alla prima. Pesando diversamente il suolo, considerando cioè quello “utile” calcolato attribuendo coefficiente minore ai territori montani e collinari e sottraendo le acque interne, Varese balza in testa con un consumo al 65,8% superando le prime due.
Non solo in Italia, quello del consumo del suolo è un problema continentale: in Europa, come si vede chiaramente a pagina 13 del dossier, le aree urbanizzate crescono non solo attorno alle grandi città ma si diffondono anche intorno a città più piccole e nelle aree rurali.

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Consumo del suolo e incremento demografico

Da sempre si collega il consumo di suolo all’incremento demografico. Nella zona del Nord Milano la crescita della popolazione è stata molto forte a causa dell’immigrazione negli anni 50 e 60, poi rallentata e diminuita nei decenni successivi fino al leggero aumento dovuto ancora all’immigrazione, questa volta straniera, all’inizio degli anni 2000.

Il legame tra queste componenti è certo, ma lo studio ha evidenziato un aspetto importante: a pari densità abitativa comuni diversi possono aver avuto sviluppi diversi.

Perché succede questo? Perché il consumo di suolo non dipende solo dalla popolazione che si insedia in un Comune ma anche, e soprattutto, dalle scelte fatte, più o meno oculate, in tema di governo del territorio.

Luca D’Achille

9 commenti

  1. Ne penso bene. Dunque nella ex Stalingrado d’Italia all’industria pesante dei cannoni si è sostituita l’industria “leggera” del cemento. A me sembra un bel passo avanti….Avanti popolo….

  2. Sono vere entrambe le cose: ci sono case vuote E crescita della popolazione. La popolazione nel nostro paese NON è stazionaria, aumenta ogni anno di oltre duecentomila persone. A meno che lei non ne sappia più dell’Istat.
    Quindi si costruisce tanto, ancora più del necessario, ma al tempo stesso la domanda è effettivamente in aumento. Lo può negare finché vuole, ma i dati dei censimenti sono chiarissimi.

    1. 200k persone su 60 mln è pari a 0,3%.. un aumento che non giustifica lo sperpero di suolo
      poi è vero che ci sono le migrazioni interne, la Lombardia ne è un esempio, valli che si svuotano e fondovalli dove aumentano gli abitanti, per non dire della pianura
      questo per dire che un altro serio problema è l’ossessione di urbanizzazione del nostro mondo moderno

      1. Sicuramente non lo giustifica del tutto, ma è comunque un’intera Varese, più Monza, che si aggiunge alla già sovrappopolata Italia. Non poco. E l’anno dopo, un’altra Varese+Monza, e così via. In cinque anni, un’intera Roma dove prima non c’era. Stiamo parlando di numeri davvero alti.
        Io non capisco tutto questo ben altrismo: se in Italia sia l’urbanizzazione pro capite che la popolazione crescono, ed entrambe sono fattori determinanti nel consumo di suolo, perché bisogna decidere di affrontare solo uno dei due problemi? Se uno dei due fattori aumenta, la situazione peggiora anche se si è risolto il problema dell’altro. Quindi affrontiamo tutte le spiegazioni, non solo una.

  3. Sesto San Giovanni, Cinisello, Cusano,… hanno avuto negli ultimi 20 anni un leggero calo della popolazione residente, eppure si continua a costruire aumentando gli spazi costruiti vuoti (siano appartamenti o capannoni)
    a Sesto San Giovanni la situazione è emblematica, eppure Banca Intesa (perchè i nomi e i cognomi vanno fatti) vuole portare avanti il progetto ex Falck e Marelli/pasini, due aree abbandonate da anni interessate da speculazioni mostruose.. e nonostante tutto si volgiono portare avanti i piani di sviluppo (ma sviluppo di cosa?)
    fatti della banca, che portasse a perdita i suoi 500 mln di crediti, che tanto poi sono soldi virtuali, e si trasformassero le aree in parchi e boschi

  4. Che tristezza… una regione devastata, e poi ci stupiamo quando a causa dell’inquinamento la gente vive in media 3 anni in meno. Le autorità locali si accorgeranno del danno quando sarà troppo tardi. Sarebbero tante le cose da dire ma a leggere questi articoli sale proprio…tristezza.

  5. Quello che succede in Lombardia è tremendo e non bisogna stancarsi di denunciarlo. Chiedo scusa per la ripetitività, perchè ormai si sarà capito che il mio pallino è quello demografico, ma non ho potuto fare a meno di notare come nello studio linkato ci sia la strabiliante informazione: “da due decenni però l’incremento della popolazione è praticamente cessato, ma il consumo di suolo continua a ritmi sostenuti.” Mi chiedo cosa intendano gli autori per “praticamente”.
    Secondo l’Istat la popolazione lombarda nel 1992 era di 8.860.344 persone e nel 2011 di 9.663.872: oltre 800 000 in più. Liquidare un aumento di ottocentomila abitanti come nullo o “leggera crescita” mi sembra una presa in giro di chi legge. Tanto più che i due fenomeni seguono lo stesso andamento crescente.
    Riguardo al fatto che comuni ad alta densità abitativa possano avere comunque consumi di suolo diversi, ricordo che bisogna poi chiedersi che conseguenze questo abbia sulla qualità della vita e sulle abitudini delle persone. Se il prezzo da pagare perché abitino tutti in condominio è riempire il territorio di seconde case per le vacanze o alberghi e di strade per arrivarci, addensare serve a poco.

    1. Mi scusi Gaia, mi dovrebbe spiegare allora l’enorme numero di case vuote presenti in tutta Italia. L’unica verità è che fa comodo fare questo e costruirne di altre solo per dare più valore ai terreni, e non perché la popolazione sia aumentata, visto che nel nostro paese è stazionaria.

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