di Dante Schiavon.
La vicenda delle colline del Prosecco e delle grandi navi a Venezia certifica la “perdita di credibilità” di istituzioni come l’Unesco. La situazione di Venezia e il suo degrado urbanistico e ambientale, in mancanza di azioni decise a tutela dell’ecosistema lagunare, avrebbero dovuto portare l’Unesco a revocare il titolo di Patrimonio dell’Umanità alla città più bella del mondo.
Analogamente l’Unesco non dovrebbe inserire le colline del Prosecco fra i siti considerati Patrimonio dell’Umanità, perché sembra che ciò stia avvenendo solo a seguito di forti pressioni politiche e prescindendo dalla realtà ambientale, antropologica, culturale e sociale dell’area interessata. Come può essere considerata Patrimonio dell’Umanità l’area del Prosecco Docg, un’area dove insiste un’agricoltura “industriale”, monocolturale, intensiva, un’agricoltura che avvelena le acque di superficie e di falda, che disbosca, che fa terra bruciata di altre culture, fossi, siepi, prati stabili?
Ma davvero alle colline del Prosecco basta mettere su carta patinata le immagini, belle e circoscritte, della chiesetta di S.Lorenzo, di Rolle (luogo caro a Zanzotto) o del pentagono d’oro del Cartizze per essere considerate Patrimonio dell’Umanità?
Ma davvero i disboscamenti e i conseguenti trattamenti chimici delle viti, finalizzati ad una “proliferazione senza fine” delle superfici vitate e del business delle bollicine, possono essere considerati un Patrimonio dell’Umanità?
In Toscana la Val d’Orcia, considerata Patrimonio dell’Umanità, ha mantenuto la sua conformazione geo-morfologica, la sua agricoltura, la sua economia, il suo paesaggio, la sua bellezza. In Toscana la Vernaccia di San Gimignano, il Brunello di Montalcino, il Nobile Rosso di Montepulciano sono vini a “Denominazione di Origine Controllata” che continuano ad essere prodotti da decenni sulle stesse colline e nelle stessa quantità: non sono intervenute imprese di movimento terra a spianare colline e a distruggere, per fini di lucro, “habitat” e “biodiversità”.
Se la Regione Veneto, forte del consenso elettorale di milioni di elettori Veneti, decide di far occupare “imperialisticamente” dalla Glera i terreni agricoli di pianura (DOC) e di collina (Docg) sopravvissuti alla “capannonizzazione” lo può fare, ma la determinazione di avanzare la richiesta di inserire le colline del Prosecco fra i patrimoni dell’Umanità ha un che di artificioso, un disegno costruito a tavolino, un’operazione di “marketing territoriale” per accrescere il business, nascondendo sotto il tappeto le “incongruenze ambientali, sociali, economiche e culturali” di tale processo.
Non è solo un problema di “credibilità dell’Unesco”, nel caso delle Colline del Prosecco o della grandi navi a Venezia. Sui temi ambientali è in gioco la “credibilità delle istituzioni”, della politica tutta, di un giornalismo servile e ossequioso a servizio del potere politico ed economico: è in gioco la democrazia. La popolazione di Innsbruck, attraverso un referendum, ha respinto l’ipotesi di organizzare le Olimpiadi invernali e altrettanto ha fatto il Canton Vallese in Svizzera: in entrambi i casi si teme l’impatto antropico di tali eventi sull’ambiente.
Il Veneto e la maggioranza dei veneti votanti, invece, vanno nella direzione opposta. La Regione, infatti, dopo una “grande opera” come la “monocoltura intensiva dei Prosecco”, incentivata con i soldi dei contribuenti veneti, cos’altro combina? Continua a perseguire una forma di “antropocentrismo estremo” candidando Cortina e l’area Dolomitica, considerata Patrimonio dell’Umanità, a ospitare i mondiali di sci nel 2021 e le Olimpiadi invernali del 2026; e anche in questo caso, come per le colline del Prosecco o le grandi navi a Venezia, l’Unesco (e la politica nostrana) non ha battuto un colpo.
È un clima pericoloso quello che si sta instaurando nel Veneto: chi denuncia i limiti e i rischi di una politica del consenso propagandistica a spese dell’ambiente viene dipinto come un nemico del benessere diffuso. Le V.I.A. (valutazioni di impatto ambientale) rigorose e aggiornate sulle ricadute delle grandi opere dell’uomo sugli ecosistemi e sui “cambiamenti climatici”, nonché il coinvolgimento e l’informativa “imparziale” e “scientifica” ai cittadini dei “pro” e dei “contro” degli interventi umani sulla natura sono un diritto che deve essere garantito dalle istituzioni e dalla politica.
E mentre il 65% delle persone sottoposte ad analisi nell’area tra Vicenza, Verona, Padova presentano valori elevati di Pfas nel sangue e si costruisce una strada in trincea sul più grande bacino acquifero d’Europa, il cui impatto ecologico, urbanistico e paesaggistico stravolgerà la vita di migliaia di veneti, brindiamo con le bollicine al “business del Prosecco” Patrimonio dell’Umanità…
Ai veneti i soldi non bastano mai…. prima hanno riempito la regione di capannoni, ora distruggono il loro paesaggio per le bollicine, l’importante sono sempre “i sghei”….. quando saranno capaci di aprire gli occhi e vedere le bellezze che hanno ricevuto in eredità e che stanno buttando dalla finestra???
sono d’accordo con voi
I veneti (ma purtroppo anche i vicini friulani) si stanno adattando allo sconvolgimento del loro (nostro) territorio in nome di un non ben definito sviluppo economico e occupazionale, peraltro tutto da dimostrare. Continuiamo ad eleggere amministratori incapaci di dare una risposta alla loro funzione di migliorare la vita dei concittadini, che non sia quella di creare business che prevalentemente vanno a vantaggio di pochi. In FVG è di pochi giorni fa una proposta della maggioranza di sburocratizzare la possibilità di aumentare fino al 70% i volumi dei capannoni industriali.