Perché il clima va salvato, afferma Mario Draghi. Si fermi allora un progetto climaticida, la Torino-Lione

Il 13 febbraio 2021 Adnkronos batteva: “Quello di Mario Draghi sarà un governo ambientalista”. Questo quanto avrebbe detto il nuovo premier nel Cdm, appena terminato il primo Consiglio dei ministri del governo Draghi, iniziato poco dopo il passaggio di consegne con Conte e la cerimonia dello scambio della campanella a Palazzo Chigi e durato circa 30 minuti.

Il 19 marzo 2021 è la Giornata Mondiale di Azione per il Clima, promossa dal movimento Fridays for Future.

Queste sono utili premesse alla lettura della Lettera Aperta inviata dal prof. Angelo Tartaglia al Presidente del Consiglio Draghi e ai ministri Giovannini (Mobilità sostenibile) e Cingolani (Transizione ecologica).

Dai tre decisori politici sono da tempo attesi i provvedimenti che dovrebbero consentire all’Italia di rispettare la diminuzione delle emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 (rispetto al 1990), così come indicate dall’Unione europea.

Nella Lettera Aperta, con riferimento alla Valle Susa, viene ricordato che “c’è una porzione del nostro territorio nazionale sotto occupazione militare condotta da corpi armati dello Stato. Non si tratta di un distretto permeato dalla criminalità organizzata, ma di una vallata alpina. In quell’area anche i principi fondamentali della Costituzione sono interpretati in senso restrittivo”.

In questo contesto viene inoltre rilevato che “c’è un ente assoggettato alla giurisdizione ordinaria di un paese diverso dal nostro (TELT, soggetto francese, N.d.R.) che operando in territorio italiano effettua anche per conto dello Stato (il nostro) espropri di terreni appartenenti non solo a privati cittadini ma anche ad amministrazioni comunali, cioè ad enti riconosciuti dalla Costituzione come elementi costitutivi della Repubblica (italiana). Pare che così abbia stabilito il Parlamento (il nostro) che è sovrano e rappresenta il popolo, E dunque c’è forse da stupirsi che la fiducia nelle istituzioni possa vacillare in chi non è troppo distratto?“.

Tutto ciò avviene per “castigare i convincimenti, ritenuti non ortodossi, dei cittadini” che da oltre trent’anni si battono per fermare “un’opera pubblica (La Torino-Lione, N.d.R.) la cui motivazione e opportunità sono, a dir poco, dubbie, mentre è certo che un effetto sarà quello di trasferire sulle prossime generazioni un debito che si aggiungerà ai molti altri che si vanno accumulando a seguito delle scelte di coloro che hanno oggi e hanno avuto in passato responsabilità decisionali.

La Lettera Aperta prosegue ricordando “l’impatto sul bilancio ambientale globale” e “sottolineando l’assoluta urgenza di agire in direzione della sostenibilità a lungo termine delle attività umane.”

Viene anche affermato che “il cantiere protetto dai blindati Lince e dal filo spinato non rispetterà le scadenze indicate dall’Unione Europea riguardo alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti in atmosfera, tanto che è facile “per chiunque abbia un minimo di competenze specifiche, verificare che le cose stanno così, dubbi al riguardo sono stati espressi anche dalla Corte dei Conti Europea.

La Lettera Aperta contiene anche un invito affinché cessi la pessima abitudine dei promotori/decisori del progetto Torino-Lione di evitare “confronti tra esperti in sede pubblica e paritaria.

Al termine della Lettera Aperta vi è una perorazione per un indispensabile cambio di passo diretta al Presidente Draghi che “ha in questo momento molti e rilevanti problemi da affrontare, fra cui quelli del concorso del nostro paese alla (ri)costruzione di un mondo sostenibile ed equo da trasmettere a coloro che non hanno al momento responsabilità decisionali ma se le troveranno presto, col rischio di dover affrontare emergenze drammatiche, tanto più se oggi continueremo a battere la strada che ci ha condotti fin qui”.