Si dice razionalizzazione, ma si chiama Interconnector. Preveggenza? No, semplicemente consapevolezza

A cura di Filippo Pirazzi e Sonia Vella, Comitato Salviamo il Paesaggio Valdossola.

Era dall’estate-autunno 2019 che tenevamo costantemente sotto controllo il sito del ex Ministero dell’Ambiente (MATTM) aspettando la definitiva conclusione con esito negativo della procedura di Valutazione Impatto Ambientale di Interconnector Svizzera-Italia 380 kV, preannunciata in pubblico dall’allora Ministro del MISE On. Crippa a Pieve Vergonte, durante la campagna elettorale per le regionali.
La conferma di archiviazione definitiva dell’opera, tanto controbattuta dal 10 maggio 2012 da Formazza a Milano, arriverà solo verso la metà di dicembre 2021, nemmeno un mese fa.
In realtà, dai verbali pubblicati sullo stesso sito, oggi del Ministero della Transizione Ecologica, si viene a sapere che è Terna stessa, cioè il proponente il progetto Interconnector, che si ritira dal procedimento di VIA durato sette anni, al fine di avviare un nuovo iter di valutazione di impatto ambientale per un nuovo progetto: “Razionalizzazione rete AT nella Val Formazza”.

Finalmente, potevamo tirare un meritato sospiro di sollievo: le belle montagne che impreziosiscono la catena Lepontina lungo il versante orientale dell’Ossola erano salve. Ora, con un progetto diverso si doveva procedere alla sistemazione delle vecchie linee elettriche che dagli anni del boom economico mortificano il fondovalle. Ma la speranza dura il tempo delle vacanze di Natale, cioè poco o niente: là dove avevano previsto di fare passare Interconnector, adesso ci vogliono far passare la Razionalizzazione. Praticamente, tutto uguale a prima. L’illusione è prontamente servita.

Il nuovo progetto della Razionalizzazione percorre infatti lo stesso corridoio nord-sud che va dal Passo San Giacomo all’alta Val Isorno, tutt’ora sgombro da linee elettriche in alta tensione. Lungo questa direttrice si incontrano i motivi della nostra ferma “opzione zero”: gli altopiani del Toggia, i laghi del Boden, i pascoli profumati del Castel, i severi contrafforti del Basodino, il lago Nero, gli alpi di Tamia con le “sue tre marmottine”, le ardite bocchette di Fioriera, Cazoli, Hireli, Forcolaccia, Hendar e Guriner Furggu, quel gioiello incastonato tra le rocce del lago Superiore con le sue praterie d’alta quota, i laghetti di Cramec con le Corone del Pizzo Quadro, tutta la Cravariola per il lungo e il largo al di sopra del limite del bosco, i leggendari passi della Fria e della Forcoletta con il Lago di Matogno, poi ancora la val Antolina che scende a Maglioggio e alla Balma dei Cervi.

Tale preziosità deriva dall’essere queste montagne uniche per integralità, purezza, sacralità, vita, naturalità; un’essenza primordiale ancora non aggredita dai rumori del fondovalle, che invece è compromesso dal punto di vista urbanistico da file disordinate di capannoni, piste sterrate, muri di cemento e blocchi di cava, con tutto il suo carico di inquinamento; un valore aggiunto di risorse naturali ereditate da padri sapienti e lungimiranti, spendibili oggi come domani per attirare il turista del futuro, che guarderà sempre più a cosa nel mondo è rimasto di originale e sempre meno ai posteggi per le macchine.

Che questo nuovo progetto, chiamato abilmente Razionalizzazione della Rete elettrica in alta tensione (220.000 Volt) della Valle Formazza (che però adesso si allunga per tutta la Valle Antigorio fino a Montecrestese) fosse la brutta copia di Interconnector ne avemmo il sospetto già dal 2019. Consapevoli, noi, che Terna e gli Amministratori dei Comuni di Formazza, Premia, Crodo e Montecrestese ci avrebbero riprovato all’insaputa di tutti, avendo sempre rifiutato qualsiasi confronto aperto con la popolazione e con i portatori di interessi locali. Infatti, in un paio di riunioni a porte chiuse a Crodo (26/09/2019) e a Villa Taranto (02/08/2019), i Sindaci delle due Valli chiederanno a Terna di ritornare ai tavoli di concertazione del 2011, così come risulta negli allegati al nuovo progetto. Vale a dire: la nuova Razionalizzazione passi esattamente dove era previsto il tracciato di Interconnector.

In altre parole sembra che non importi più a nessuno delle alte terre in quota: spostare le vecchie linee dell’alta tensione lassù oltre le creste è la soluzione più sbrigativa e comoda; non importa se gli elettrodotti saranno visti dagli Svizzeri, da qualche alpinista o dagli amanti dei panorami interminabili, da chi la montagna sa ancora godersela e conquistarla con le proprie gambe; “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, lontano da chi pretende di guardare il mondo da un finestrino mentre viaggia comodamente su una strada asfaltata; e poi, in fin dei conti a pascolare le mucche a 2000 metri non ci va quasi più nessuno e il fastidio è tolto.

In preveggenza, ma molto concretamente, il nostro comunicato per la stampa del 25 settembre 2019 così titolava: “Per un Interconnector che esce dalla porta, un altro super-elettrodotto in alta tensione e’ pronto a rientrare dalla finestra“.

E quindi ora siamo di nuovo pronti a batterci per ricacciarlo ancora una volta fuori dalla porta. Lo faremo con l’aiuto di tutti quelli che vorranno darci una mano, a costo di rivolgerci a Bruxelles, alla Commissione Europea, perché quei territori che Terna vuole percorrere con i suoi 221 tralicci bianco-rossi ad alto sovraccarico e elevati fino a 45 metri dal suolo, con i suoi cavi d’acciaio per un totale di 6 nuove linee aeree a 220 kV e 4 nuove linee aeree a 132 kV attraversano i siti protetti della Rete Natura 2000. E di lì non si passa.

Gli abitanti di Formazza hanno un innegabile diritto di pretendere da Terna un volto diverso dei loro paesi, senza fili stesi sopra i centri abitati, per restituire bellezza al Paesaggio e per eliminare i rischi alla salute, anche per una questione di dignità. Lo sosteniamo, oggi come ieri, quale reale rivendicazione di tutte le comunità di montagna che hanno subito il lato negativo delle linee elettriche aeree, piantate davanti agli edifici, in particolare se tipici o storici. E’ tuttavia impensabile togliere un danno paesaggistico da una parte per spostarlo tale e quale da un’altra. Le associazioni di protezione ambientale sono come sempre disponibili per discutere di soluzioni alternative alla solita indolente trasfigurazione delle Alpi, che sono invece Bene Comune di ogni cittadino.

Sarebbe stato più intelligente proporre un progetto innovativo, al passo con i tempi e le nuove tecnologie, che anche Terna realizza in altre zone d’Italia meno subalterne e culturalmente più coraggiose: l’interramento o la posa a livello delle infrastrutture esistenti (strade, ponti, gallerie, vecchie tubazioni abbandonate del metano, canali di gronda esistenti e già di proprietà di Enel o altre soluzioni meno impattanti e definitive), anche a costo di scavare uno o più nuovi tunnel per cavi elettrici. Può sembrare un’ipotesi folle, ma tutti sanno che in Formazza si sta discutendo di costruire una galleria ferroviaria per portare gli sciatori dal Ticino all’Italia, mentre il mondo fuori dibatte di cambiamenti climatici. Per far passare sei cavi dell’alta tensione dentro le montagne, e non sopra le montagne, bastano molti meno soldi del walser metrò e tecnicamente oggi si può fare.

Così almeno il patrimonio di risorse ambientali di immenso valore non verrebbe sacrificato per la cecità degli amministratori locali e per la carriera di un funzionario di multinazionale che viene da Roma a tentare di convincere gli ossolani della “bontà” di questo progetto, praticamente uguale a quell’altro, già bocciato definitivamente dalle critiche nemmeno un mese fa.