Che il superbonus facciate non danneggi il palazzo INA di Piero Bottoni

La Scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni e della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Milano ha inviato questo appello preoccupati che i Bonus per la riqualificazione edilizia possano “portare ad un intervento di sostituzione del rivestimento e di modifiche consistenti di parti significative dell’edificio, intervento che potrebbe danneggiare irreversibilmente una testimonianza così significativa dell’architettura moderna nella città di Milano”.

OGGETTO: Richiesta di tutela ai sensi dell’articolo 10 comma 3 lettera d) del D.Lgs. 42/2004 del “Palazzo INA”, situato in corso Sempione 33 a Milano, opera dell’architetto Piero Bottoni.

I firmatari del presente appello sono a chiedervi di porre con urgenza la massima attenzione al significato del Palazzo INA per il patrimonio culturale italiano, oggi studiato con grande interesse da molte istituzioni in Europa.
Le recenti semplificazioni amministrative legate al Bonus 110%, infatti, ci spingono a chiedere di tutelare con urgenza un’opera maestra di Piero Bottoni, un bene importante per la storia della città di Milano, per l’interesse particolarmente importante che riveste l’edificio in riferimento alla cultura architettonica italiana del Novecento. L’incentivo del Bonus 110%, infatti, potrebbe portare ad un intervento di sostituzione del rivestimento e di relativa coibentazione con cappotto in alcune parti, intervento che potrebbe danneggiare irreversibilmente una testimonianza così significativa della storia urbana e architettonica della città di Milano.

Vi scriviamo dunque per chiedervi di avviare un procedimento di dichiarazione dell’interesse culturale ai sensi dell’articolo 10 comma 3 lettera d) e 13 del D.Lgs. 42/2004 sull’edificio conosciuto come “Palazzo INA”, opera progettata dall’architetto Piero Bottoni e realizzata in corso Sempione tra il 1953 e il 1958.

Il valore culturale unico di quest’opera si esplicita nella complessità dei temi che affronta. La storia dell’urbanistica e dell’architettura moderna trova in questo edificio una sperimentazione eccezionale, dove il ruolo della costruzione in altezza diventa occasione concreta di una caratterizzazione del paesaggio urbano, memore della sperimentazione della Milano Verde razionalista.

La grande lama bianca, che si dispone perpendicolarmente al boulevard dell’asse del Sempione, affronta uno dei grandi temi della progettazione urbana dei piani di ricostruzione del dopoguerra, ovvero il rapporto con l’idea della strada, mediata tanto in questo progetto, come nel noto complesso di corso Buenos Aires, da un corpo più basso. La città moderna e la sua importante volumetria si confrontano dunque con l’idea della città storica, restituendo un esempio ancora studiato e riproposto. Questo rapporto aperto e fitto di relazioni con la città si esplicita nella vita del portico distributivo al piano terra, capolavoro fino al dettaglio materico.

La dimensione eccezionale e la scala urbana che impone il suo inserimento nella città ne fanno un riferimento visivo protagonista per l’intero contesto urbano e la funzione residenziale ne risolve il suo disegno architettonico con il ritmo della misura umana. Le due differenti soluzioni dei lunghi fronti principali raccontano una apertura verso il cuore della città e un’immagine più turrita per chi arriva da fuori. Questi fronti sono l’esito di una più ampia ricerca sull’abitare che si esplicita in una esemplare distribuzione che, nell’alternare tipologie di dimensioni diverse, imprime al fronte quel movimento che caratterizza un’immagine ormai imprescindibile nel paesaggio di questa parte della città.

Il palazzo, oggi ancora perfettamente conservato, è infatti diventato un landmark nello skyline della Milano contemporanea e nello stesso tempo si presenta come un elemento inconfondibile di quel tratto di corso Sempione, dall’ alto valore monumentale, che vede in sequenza il Palazzo della RAI di Gio Ponti, il Palazzo INA, la casa Rustici di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni e il Palazzo Vespa della Piaggio di Luigi Vietti.

Il Palazzo INA di Bottoni si configura dunque come uno degli edifici più importanti della Milano degli anni Cinquanta, per quel carattere unico ed eccezionale che ha assunto nella storia e nell’immagine collettiva della città; l’ottimo stato di conservazione rende il manufatto una testimonianza fisica unica del contesto culturale di una stagione del Novecento in cui arti, architettura e urbanistica sposavano con efficacia un ruolo sociale nella formazione della città che si concretizzava fin nei dettagli costruttivi e nella raffinatezza dei particolari materici.

L’autore dell’opera, Piero Bottoni (1903-1973), di formazione complessa (Brera e Politecnico), ha coltivato vasti interessi progettuali – architettura, urbanistica, restauro, allestimento, design e arredamento – in un intenso rapporto con le altre arti.
È tra i protagonisti del Razionalismo italiano, come della sua revisione critica.
Dal 1929 al 1949 è delegato italiano ai Congressi Internazionali di Architettura Moderna; dopo la guerra fa parte della direzione di “Metron” ed è tra i fondatori del Movimento Studi Architettura. Dal 1949 al 1956 fa parte del comitato direttivo pag. 2 / 4di “Urbanistica”. Nel 1945-46 è consultore nazionale della Camera dei deputati e dal 1956 al 1964 consigliere comunale a Milano. Dal 1967 è professore ordinario di Urbanistica al Politecnico di Milano, fino alla scomparsa nel 1973.

È tra gli autori di due piani che hanno segnato la storia dell’urbanistica italiana: il Piano della Valle d’Aosta, promosso da Adriano Olivetti nel 1936, e il Piano A.R. (Architetti Riuniti) del 1944-45.
Nel dopoguerra, come Commissario Straordinario della Triennale, promuove e progetta il Quartiere sperimentale QT8.
Il Palazzo INA rappresenta un tassello fondamentale di questo percorso, e ne rappresenta una perfetta sineddoche: dall’idea di città alta, rivista nella nuova tradizione lecorbuseriana, attraverso la cultura dell’abitare, fino al dettaglio dei mosaici di tesserine ceramiche, ogni parte del grande edificio urbano narra le tante storie di un pensiero raffinato, che trova nel movimento dei balconi e della facciate concavo-convesse il consolidarsi di una poetica personale che contrappone il candore delle lucide piastrelline in facciata alla vivacità dei rosa e dei blu del grande portico, dove si concentra la vita collettiva dell’intero villaggio verticale.
Oltre alla sua fortuna critica, che lo vede pubblicato in molte prestigiose riviste dell’epoca e come opera principale nei testi sull’architettura moderna italiana e a Milano, è oggetto di opere monografiche, come meglio esplicitato nella bibliografia allegata.

Si tratta inoltre di un edificio che troviamo pubblicato sia sul Portale Nazionale dell’Architettura del Secondo Novecento del MiBACT come “opera di eccellenza” (architetturecontemporanee.beniculturali.it/), sia sul portale dei beni culturali di Regione Lombardia
(https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture900/schede/p4010-00193/).

Siamo dunque a chiedervi di valutare con la massima attenzione e urgenza il ruolo del Palazzo INA di Piero Bottoni in corso Sempione nel patrimonio culturale italiano, quale fondamentale testimonianza della cultura urbana e architettonica della città di Milano.

Alleghiamo alla presente l’elenco dei firmatari, la descrizione dell’edificio, le fonti bibliografiche e alcuni documenti presenti nell’Archivio Piero Bottoni (conservato presso il DAStU, Politecnico di Milano), così come la documentazione fotografica dell’epoca della costruzione.

Promuovono l’appello i docenti firmatari della Scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni del Politecnico di Milano e della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Milano.

Aderiscono all’appello docenti firmatari di altre Università, rappresentanti di Istituzioni nazionali e internazionali e protagonisti della Cultura Architettonica Internazionale.