Dall’11 Maggio all’11 giugno Roma ricorda Italo Insolera, a dieci anni dalla scomparsa, all’archivio storico Maria Baccante di Via Prenestina 175. Un ciclo di incontri, proiezioni e riflessioni per celebrare l’intellettuale “sedotto da Roma” ma torinese di nascita (1929-2012), urbanista, architetto, storico e studioso.“Una storia che parla al presente”Scarica
“Il libro Roma moderna”, si legge nella nota stampa dell’iniziativa, “il suo capolavoro uscito la prima volta nel 1962, è un saggio ineguagliato sulla storia urbana della Capitale per la denuncia del peso della rendita e degli appetiti fondiari che, con poche eccezioni, hanno governato l’espansione dell’Urbe e la devastazione dell’Agro. Delle numerose edizioni e ristampe, l’ultima del 2011 presenta novità di rilievo. L’inizio del racconto è anticipato al 1811, quando Napoleone I adotta il decreto imperiale sul’embellissement de Rome per la realizzazione di una Passeggiata archeologica tra i Fori e l’Appia”.
Nelle giornate dedicate all’intellettuale torinese viene anche analizzato “il sodalizio di una vita con Antonio Cederna, per il rapporto che entrambi ebbero sempre con le associazioni ambientaliste e culturali, e più in generale con il mondo della partecipazione e della protesta, lasciandoci l’eredità più difficile che tutti dobbiamo raccogliere: saper stabilire un legame fecondo fra l’alta cultura e i fermenti autentici e profondi della società”.
All’Archivio storico di Via Prenestina 175 “Maria Baccante”, che conserva la memoria del lavoro alla Snia Viscosa e la Resistenza che ne scaturì, il ricordo di Insolera “ci deve interrogare sulla trasformazione della città contemporanea, le battaglie che ancora ne agitano i quartieri, le criticità ambientali che pone l’inarrestabile consumo dei suoli”.
“Insolera guardava all’inquietudine delle periferie alla ricerca di nuove, più eque traiettorie di sviluppo”, conclude la nota. “I vecchi documenti della fabbrica affiancati alle foto dell’Istituto Luce, della Fondazione Gramsci e agli scatti di Insolera in giro per la Roma degli anni 60-70, ripercorrono il fermento e la storia che lui considerava patrimonio comune”.