Il paesaggio agricolo sardo in mano agli speculatori delle energie rinnovabili

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Sembra impossibile, ma ogni giorno che passa pare proprio che la produzione di energia da fonti rinnovabili sia l’alibi per massacrare il paesaggio agricolo sardo per fini puramente speculativi. Altro che ecologiche e utili, le energie rinnovabili stanno vampirizzando sempre più ambiente e fondi pubblici.

Come tutte le cose, dipende sempre da come si utilizzano.

Basti pensare che cosa sta accadendo da tempo nelle campagne di Vallermosa, piccolo centro agricolo del Cagliaritano. La Sardinia Green Island s.r.l., fra le varie società del Presidente della Confindustria della Sardegna meridionale Alberto Scanu, ha in progetto una centrale solare termodinamica, ma non intende minimamente svolgere alcun procedimento di valutazione dell’impatto sull’ambiente, in quanto afferma di aver presentato la richiesta di autorizzazione qualche giorno prima dell’emanazione della deliberazione della Giunta regionale che ha disposto la procedura di V.I.A. anche per gli impianti al di sotto della soglia di 50 MW di potenza. L’impianto in progetto a Vallermosa dichiara 49,9 MW di potenza.

Mille forme di pressione, fra cui un contenzioso giurisdizionale, coinvolgendo i dipendenti, in buona parte assorbiti da altre realtà industriali in crisi e attualmente in cassa integrazione e non reimpiegati in altre attività.

Non basta. Dopo dichiarazioni pubbliche in tal senso nei mesi scorsi da parte dell’Assessore regionale dell’industria Antonello Liori, comunque mai tradotte in fatti concreti, è stata addirittura presentata la proposta di legge regionale G. Diana (PD) – E. Tocco (PDL), approdata in aula nei giorni scorsi, ma poi congelata, per escludere dalle procedure di valutazione di impatto ambientale tutti quei progetti… che rientrano nelle caratteristiche di quello della Sardinia Green Island.

Una proposta di legge regionale ad impiantum, insomma.

In realtà, se approvata, condurrebbe dritti dritti a molto probabile impugnazione da parte del Governo nazionale davanti alla Corte costituzionale (l’ennesima) e all’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, con tutte le conseguenze del caso.

Infatti, la direttiva n. 97/11/CE sulla valutazione d’impatto ambientale, vigente al momento della presentazione dell’istanza di autorizzazione unica per la realizzazione della centrale solare termodinamica a concentrazione Sardinia Green Island prescrive per tutti gli “impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda” non compresi nell’allegato I (cioè quelli per cui è immediatamente obbligatoria la procedura di V.I.A.) lo svolgimento della preventiva e vincolante procedura di verifica di assoggettabilità.

La direttiva doveva avere esecuzione all’interno degli Stati membri, fra cui l’Italia, entro il 14 marzo 1999, pena il possibile avvio di una procedura di infrazione, con una serie di conseguenze negative per l’Italia e la Sardegna in particolare, che trovi descritte in questo articolo.

In più, è intervenuta la recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 93/2013), che ha ricordato come “la VIA non può essere esclusa sulla semplice base della soglia di potenza, …. una norma del genere, che esclude del tutto un livello procedimentale di tutela ambientale in precedenza previsto e di origine comunitaria”, dev’essere “applicata, proprio in base al principio di precauzione proprio del diritto Comunitario, con particolare prudenza. Come è noto, il principio di cui all’art. 191 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea prevede che ‘la politica della Comunità in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni della Comunità. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio chi inquina paga’.

Le direttive comunitarie sulla valutazione di impatto ambientale (n. 85/337/CEE, n. 97/11/CE, n. 2011/92/UE) sono state introdotte nell’ordinamento italiano con il decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i. e a livello regionale con la legge regionale n. 1/1999 (art. 31) e s.m.i. A livello regionale le procedure sono contenute nelle deliberazioni Giunta regionale n. n. 5/11 del 23 aprile 2008 + allegati e, in seguito, n. 43/33 del 7 agosto 2012 + allegati.

La Sardinia Green Island aveva già presentato un progetto di centrale, assoggettato alla prevista procedura di verifica di assoggettabilità conclusa con la deliberazione Giunta regionale n. 34/22 del 18 agosto 2011, che aveva indicato la successiva e vincolante procedura di valutazione di impatto ambientale.

Al di là degli obblighi di legge, per quale motivo la Sardinia Green Island non vuole sottoporre il proprio progetto alle procedure di valutazione dell’impatto sull’ambiente? Se il progetto è così positivo, come dice, non dovrebbe incontrare problemi. Oppure le cose non stanno in questi termini?

Ma non finisce qui. C’è molto di più.

Non c’è solo la Qatar Holding, il fondo sovrano del Qatar, pronto a investire un miliardo di euro per rimettere a nuovo la Costa Smeralda con mezzo milione di metri cubi di nuove volumetrie immobiliari, anche se finora di concreto ci sono 24 ristrutturazioni di altrettanti stazzi in base al c.d. piano per l’edilizia.

Ci sono anche altre perline colorate da distribuire ai sardi in cambio della Terra.

eolico

Il Gruppo Angelantoni in sinergia con la giapponese Chiyoda Corporation hanno avviato il progetto Archimede Solar Energy (ASE), società che si propone la realizzazione di ben quattro centrali solari termodinamiche a concentrazione per complessivi 389 Megawatt termici: a Flumini Mannu, fra Villasor e Decimoputzu (55 MW elettrici di potenza, 237 ettari interessati), a Campu Giavesu, in Comune di Cossoine (50 MW elettrici di potenza, 160 ettari interessati), nei terreni agricoli fra Giave e Bonorva (50 MW elettrici di potenza, 235 ettari interessati), nelle campagne di Gonnosfanadiga (50 MW elettrici, 211 ettari interessati).

Anche in questo caso c’è l’ormai consueto miliardo di euro di investimenti e 5 mila posti di lavori diretti e indiretti sbandierati.

In realtà, tutti questi progetti di centrali solari termodinamiche a concentrazione sono già stati sottoposti a rispettiva procedura di verifica di assoggettabilità di competenza regionale, su proposta di soggetti imprenditoriali diversi (soprattutto la EnergoGreen Renewables s.r.l., controllata dalla Fintel Energia Group s.p.a.).

Tutte le rispettive procedure di verifica di assoggettabilità si sono concluse con la decisione di far svolgere, con i dovuti approfondimenti, la successiva e vincolante procedura di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.), sempre di competenza regionale, proprio per il pesante impatto sull’ambiente e le risorse del territorio interessato.

265-centrali-solariComplessivamente quasi 900 ettari di terreni agricoli o con pascoli alberati interessati. Se i proprietari non cederanno i loro terreni con le buone, l’intenzione è quella di procedere con l’esproprio per ragioni di (preteso) interesse pubblico.

Ora, viene proposta un’interpretazione abbastanza singolare: visto che c’è un (nuovo) soggetto proponente unico, allora si fa un unico procedimento di V.I.A., di competenza nazionale, visto che così prevede il Codice dell’ambiente per le centrali termiche a combustione superiori a 300 Megawatt termici. E il mega-progetto è già partito.

Il 29 novembre 2013 è stato pubblicato l’avviso relativo all’avvio del procedimento di V.I.A. però curiosamente limitato alla sola centrale solare termodinamica Flumini Mannu, fra Villasor e Decimoputzu (CA), già oggetto della deliberazione Giunta regionale n. 5/25 del 29 gennaio 2013 con cui il procedimento di verifica di assoggettabilità era stato concluso con la decisione di svolgere il successivo e vincolante procedimento di V.I.A.

Altrettanto curiosamente appare quale soggetto proponente la Flumini Mannu ltd, con sede legale a Londra (Bow Road, 221) e sede fiscale a Macomer (Corso Umberto I, 226).

Se si tratta di un progetto unico, deve necessariamente svolgersi un procedimento di V.I.A. unico, se si tratta di un programma comprendente più progetti, deve svolgersi invece preventivamente la procedura di valutazione ambientale strategica (V.A.S.).

Ma, al di là degli aspetti giuridici, fondamentali in casi come questo, la domanda impellente è questa: a chi serve una speculazione energetica di così grande entità ai danni di centinaia e centinaia di ettari di terreno agricolo e pascolativo sardo? Non alla Sardegna, che già oggi produce molta più energia di quanto abbia bisogno e non ha alcuna garanzia che tale produzione da fonte rinnovabile sostituisca quella tradizionale di origine fossile.

Considerati i forti incentivi per la produzione di energia da fonte rinnovabile, il minimo sarebbe l’ubicazione di tali impianti in aree industriali, già infrastrutturate e prive di valore ambientale.

Questa è una battaglia campale per la nostra Terra.

E la combatteremo fino in fondo.

Stefano Deliperi
Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

5 commenti

  1. La Sardegna oggi, con al governo il figlioccio del “nano”, è sotto l’attacco di speculatori, di mafie italiane e internazionali che di verdi hanno solo i dollari. Così non va ! Giusto ! bisogna favorire l’autoproduzione di energia elettrica ed il consumo responsabile dell’energia prodotta in modo che non venga dispersa. Ogni soggetto sia privato che pubblico che consuma energia, di regola dovrebbe avere il diritto e il dovere di prodursi l’energia. Lo Stato come consumatore di energia dovrebbe essere il primo soggetto interessato all’autoproduzione e al consumo responsabile dell’energia, oltrechè garante della eventuale capitalizzazione e distribuzione dell’energia stessa da tutti prodotta. Quindi oggi, bisogna subito eliminare gli incentivi per i grandi impianti (che guarda caso sorgono tutti in zone agricole o zone di montagna ad alto valore paesaggistico) e modificare gli incentivi indirizzandoli verso la valorizzare delle potenzialità esitenti che sono case, scuole, uffici, fabbriche, laboratori e stalle sempre però privilegiando l’autoproduzione e consumo responsabile. Puntiamo sulla salute dei cittadini e chiediamo la riconversione delle centrali termoelettriche da carbone a solare. Quindi in Sardegna si potrebbe, per esempio, convertire la Centrale di Portovesme in centrale solare (concentrazione)dare lavoro con lo smantellamento e riconversione della stessa centrale e portare un po’ di aria nuova e salute nel Sulcis Iglesiente. I capitali ? ci sono, sono i nostri soldi che versiamo ogni mese e ogni anno allo Stato e sono tanti, tantissimi. Gli uomini e le donne per fare tutto ciò ? Ci sono (tanti sono disonesti) e la maggioranza che conta, non è oggi adatta a portare avanti questa svolta nel campo energetico e non solo. Bisogna cambiare e la stecca a questo punto passa ad ognuno di noi. Buon lavoro alla squadra di “Salviamo il Paesaggio”.

  2. Le esigenze del mercato dell’energia che si è scatenato nella Comunità europea dopo Cernobil stanno diventando assai preoccupanti, anche per il crescente interessi di potenti gruppi di affari che si propongono per la costruzione e la gestione degli impianti.Sembra che non esista altro interesse per il nostro Paese che questo.Salvaguardia della salute, del paesaggio e dell’ambiente diventano interessi secondari. Sì, l’energia solare no produce gli stessi danni come l’enrgia termoelttrica e nucleare.Ma siamo parlando di grossi impianti e ancora non abbiamo tutti gli elementi pe rdire se possono produrre o no danni alla salute della gente.Questi imianti per la potenza non possono essere costruiti nei territori abitati ed ameni. Andrebbero costruiti solo nei grandfi deserti. Voler nascondere tutto questo alle popolazioni o pensare di poter a ncora comprare v olontà e coscienza della gente con una manc iata di dollari e millantando promesse che difficilmente poi saranno mantenutoi di posti di lavori , a mio avviso, è un comportamento subdole e criminale di chi dirige queste gtrandi imprese multinazionali. Ma la complicità e la collusione dei Governi con queste imprese lo è ancora di più. Onofrio Infantile

  3. Ma sarebbe possibile fare ricorso alla UE anche per evitare di dovere pagare per queste speculazioni e questo scempio da parte dei cittadini ? Perchè noi li paghiamo questi incentivi sulle nostre bollette elettriche.

  4. È sempre più urgente una totale inversione di tendenza nella diffusiuone e sviluppo delle energie rinnovabili. Lo sfruttamento di queste energie deve essere tolto dalle mani degli speculatori. Bisogna eliminare gli incentivi finanziari che sono l’unica ragione per cui questi impianti speculativi e impattanti vengono realizzati.
    Le risorse devono andare solo ed esclusivamente agli impianti rinnovabili per autoconsumo integrati negli edifici e al risparmio energetico.

    1. sono d’accordo con Marco. Ma i nostri politici PD, PDL, e qualche associazione pseudo-ambientalista continuano nel volere sfruttare il territorio in questa maniera dissennata, solo mettendo l’aggettivo green sembra tutto bello e buono ???

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