2600 firme per dire no allo Scalo Milano Outlet, firma anche tu la petizione!

Nell’aprile scorso abbiamo rilanciato, attraverso questo sito, la raccolta-firme d’iniziativa popolare per dire no all’outlet di Locate di Triulzi, nella provincia sud Milano. Sono tanti i motivi che rendono questo progetto fuori luogo.

Il contesto, innanzitutto. Un’area ex industriale sì, ma che sorge in mezzo alla campagna del Parco Agricolo Sud Milano e a poche centinaia di metri dal santuario Santa Maria alla Fontana. Una collocazione infelice, vista anche la distanza dalla tangenziale ovest e dagli svincoli autostradali più prossimi (il casello A1 di Melegnano e quello della A7 di Binasco sono lontani rispettivamente 10 e 15 km), che convoglierebbe tutto il traffico in entrata e in uscita dall’outlet sulle inadeguate strade provinciali circostanti.

C’è poi il discorso occupazionale. Nonostante in questi anni si sia assistito ad un curioso balletto di cifre circa i posti di lavoro promessi (lievitati da 300 a 500 nel corso del tempo), ad emergere in modo concreto è la preoccupazione per le ripercussioni che una struttura del genere avrebbe sul commercio locale. Sono tante, infatti, le attività commerciali di paese che hanno aperto e chiuso i battenti nel giro di pochi mesi, soffocate dalla crisi dei consumi. Che senso avrebbe dunque collocare una mega struttura commerciale in un’area già sovraffollata di centri commerciali?

Perplessità raccolte e rilanciate da Confcommercio Milano, che per bocca del suo presidente Guido Scotti ha affermato: “Loro dicono: daremo 500 nuovi posti di lavoro. Noi diciamo: 500 posti ce li abbiamo già, e forse anche 1000. Pensiamo innanzitutto a tenerci stretti questi! Se chiudono i negozi, i paesi si spengono: la gente non gira più per le strade e il livello di sicurezza non può che peggiorare. In un momento in cui i consumi sono tornati indietro di trent’anni, le superfici di vendita si sono triplicate, gli orari sono stati raddoppiati, ci chiediamo: perché costruire a tutti i costi una struttura di cui non c’è nessun bisogno?”.

Anche Federazione Moda Italia s’è espressa contro lo Scalo Milano Outlet. E l’ha fatto snocciolando dei dati che fanno riflettere: “Nella provincia di Milano hanno chiuso i battenti 176 negozi nel 2012. E siamo già a quota 102 nei primi tre mesi del 2013. E’ indubbio che l’outlet di Locate non farebbe che aggravare questa tendenza. Noi riteniamo, invece, che sia il caso di contrastarla. E possibilmente di invertirla”.

Preoccupazioni condivise da diversi amministratori locali. A partire dai sindaci dei comuni limitrofi. Nonostante l’appartenenza a schieramenti politici diversi, sia Ettore Fusco (Lega, sindaco di Opera) che Paolo Festa (PD, Pieve Emanuele) hanno manifestato la loro contrarietà all’opera.

A volere fortemente la realizzazione dello Scalo Milano Outlet sono soprattutto Locate District (la società proponente, che fa parte del gruppo Promos) e l’amministrazione comunale locatese, guidata dal sindaco Severino Preli. Loro non vogliono saperne di mollare questa “gallina dalle uova d’oro”. E nonostante la moratoria votata in Regione Lombardia nel giugno scorso abbia di fatto sospeso ogni autorizzazione circa la realizzazione di nuove grandi strutture commerciali, lo stesso Preli ha ribadito la volontà di andare fino in fondo, ingaggiando persino dei legali per studiare possibili vie d’uscita.

La moratoria votata all’unanimità dal consiglio regionale lombardo potrebbe però segnare una svolta. Forse i politici locali stanno iniziando a prendere coscienza del problema. La Lombardia è satura di queste mega-strutture commerciali, che non solo tolgono spazio al poco verde rimasto a tutela della vivibilità, ma che rischiano anche di affossare il commercio locale, rendendo i centri abitati dei dormitori. Svuotando, di fatto, i paesi della loro funzione di aggregazione sociale e rendendoli più facilmente preda della micro-criminalità, che agisce indisturbata là dove non c’è controllo.

In nome di tutto questo sono state raccolte più di 2600 firme, che nelle scorse settimane sono state inoltrate all’attenzione del Governatore Roberto Maroni e del Presidente della Provincia di Milano Podestà. La petizione però è ancora aperta. Continuiamo a firmare, aggiungiamo altre voci a questo coro, facciamo in modo che diventi così grande da non poterlo ignorare. Invertiamo finalmente la tendenza che mette la qualità della vita dei cittadini sempre troppo indietro nella scala delle priorità in base alla quale i nostri politici prendono le decisioni.

Ecco il link all’appello, dov’è possibile apporre la propria firma:

http://www.avaaz.org/it/petition/Fermiamo_il_nuovo_outlet_nel_cuore_del_parco_agricolo_sud_Milano/?cisBtbb

Di seguito, invece, per chi volesse approfondire l’argomento, i link agli articoli precedentemente pubblicati:

http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/11/lombardia-lennesimo-outlet-si-mangera-un-altro-pezzo-di-parco-sud/

http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/03/cera-una-volta-la-campagna-nuovo-outlet-a-locate-di-triulzi-parco-sud-milano/

 

Roberto Caravaggi

 

26 commenti

  1. Non capisco l’argomento a difesa dei “piccoli negozi”: se questi sanno competere e stare sul mercato bene, altrimenti spariscano lasciando il campo alle grandi catene multinazionali di beni e servizi, con grande guadagno in termini di assortimento ed efficienza, come peraltro avviene in tutto il mondo sviluppato, e non solo.

    1. Innanzitutto c’è il discorso della qualità dei prodotti, ad esempio se parliamo di agro-alimentare: la grande distribuzione muove grandi quantità di cibi comprati in giro per il mondo, che devono affrontare lunghissimi viaggi per arrivare fino a noi, con inquinamento e utilizzo di prodotti chimici nocivi per la conservazione durante il viaggio. Mentre invece nel negozietto è più facile trovare prodotti locali, di solito più sani e comunque a minor impatto ambientale.
      Poi i piccoli negozi aiutano a tenere vivi i centri storici, che sempre più spesso sono abbandonati in favore di anonime periferie, che vanno a mangiarsi pezzi di campagna e stanno rendendo l’Italia sempre più brutta…
      Dulcis in fundo la questione occupazionale: per ogni nuovo posto di lavoro in un centro commerciale se ne perdono ben 4 nei piccoli negozi!
      Ecco, per tutti questi motivi ci sembra importante difendere i piccoli negozi!

  2. E ora che in Italia si finisca di costruire, e si cominci a rimettere posto ciò che già c’è, che è anche troppo. Abbiamo distrutto tutto e poi ci lamentiamo delle inondazioni sempre più frequenti. BASTA.

    1. Basta consumo di territorio agricolo produttivo, riusco e ristrutturazione dell’esistente basta per alcune generazioni, comunque lavoro per molti.

  3. andate a lavorare perdendi, invece di romprere le scatole a chi cerca di fare qualcosa di produttivo. Siete voi la rovina di questo paese, tenetevi allora i campi e la puzza di mucche, ve le meritate tutti.

  4. Basta consumare aree verdi per cementificare, utiliziamo le numerose aree industriali e commerciali dismesse. Salviamo il Parco Sud Milano dagli sciacalli.

  5. questa sera a Locate in Consiglio Comunale si discuterà del PII dell’Outlet, vediamo cosa ne viene fuori… intanto faccio presente che a ferrara c’è un outlet in costruzione da anni e che avrebbe dovuto aprire almeno un anno fa… cosa non avvenuta per la crisi, ma il manufatto è li nella sua bruttezza di cemento

  6. UN WRITER MI HA FATTO RIFLETTERE. SU UN MURETTO HA SCRITTO:
    Quando l’ultimo albero sarà tagliato,
    quando l’ultimo fiume sarà inquinato,
    quando l’ultimo pesce sarà pescato,
    ci accorgeremo che con il denaro non potremo comprare nulla.

    BASTA CON QUESTI MOSTRI CHE INVITANO SOLO AL CONSUMISMO SPINTO.

  7. Una incredibile nuova forma di mimetizzazione concepita dalla classe politico-burocratico-amministrativa: per costruire un outlet (che rischia di stritolare le piccole attività commerciali locali) in un’area sottoposta a vincoli di tutela paesistici e ambientali cosa si fa? LO SI DIPINGE IN VERDE! Se un abuso edilizio è realizzato nei colori del luogo è meno invasivo, giusto?

    Ciò che muove tutto, come al solito, sono gli oneri di urbanizzazione che, come già spiegato per il museo Libeskind a Milano, insieme agli ‘incentivi’ per il cambio di destinazione d’uso, sono il vero petrolio dei Comuni italiani, altro che beni artistici o ambientali…

    Anche questi rischiano di diventare spazi ‘docili’, monumento all’inettitudine delle classi dirigenti italiche, capaci di concepire lo sviluppo solo come edilizia, di disperdere la produzione che funziona e di imporre al territorio attività commerciali che NON porteranno benefici. Il territorio si conferma come medium estetico della classe politica italiana.

    http://www.facebook.com/SpaziDocili

  8. continuiamo a firmare ed essere attivi nella difesa del territorio

  9. Ad ora, 1 Maggio ore 21,57, circa 2000 firme che sono soltanto un terzo della pop di Locate T., forza gente, firmate

  10. ho già firmato la petizine di Avaaz, ma dico che bisogno c’è di uno scempio del genere con turri i capannoni vuoti a lacchiarella o a rozzano senza distruggere ulteriori campi!!!! sono stati coinvolti
    gli agricoltori?

  11. Cosa vi aspettavate da pd-l quando ci sono i soldi da guadagnare facili non esiste il cittadino, a torino c’è cota ma pensa ai cazzi sua
    li avete il grande pisapia, ( e non se lo prende nessuno)

  12. I piccoli negozianti cosa aspettano a muoversi con le loro associazioni? Non se ne può più di speculazioni edilizie che servono solo all’interesse di pochissimi noti e distruggono ricchezza, favorendo sempre i soliti marchi e le solite aziende. No a Locate Triulzi e no ad Arese!!!!! Opposizione politica dove sei? Maroni che ci stai a fare? La Lega con chi sta? Mi piacerebbe leggere in proposito.

    1. I piccoli negozianti ..sono stati già distrutti da ovs e altro e si sa che tra opera assago e rozzano cene stanno molte … l’outlet vende altro tipo di merce che un negozietto non tratta … inoltre i piccoi negozianti … non tutti ma in gran parte hanno dei prezzi esorbitanti .. pur non avendo la qualità che dovrebbe giustificare il prezzo…

  13. a parte la devastazione che la dice lunga, quindi no; ma ammesso e non concesso che si debba fare per questioni di vita o di morte, si può oggi progettare ancora in quel modo? parcheggi senza protezioni solari, scatole con coperture assorbi sole, e via narrando.L’espressione più becera della speculazione e dell’assalto al denaro.

  14. ne abbiamo pieni i c.. santissimi di questa banda del denaro profitto!
    basta con queste porcate !
    ormai il mondo è diventato piccolo
    il Paese è diventato piccolo
    la città è diventata piccola
    il territorio prezioso è diventato piccolo
    ci chiedano ogni volta il permesso, prima di fare porcate sui nostri Beni Pubblici
    fuori dalle balle PD PDl Lega e finanza !
    basta, basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta
    rino sanna risagm@gmail.com

  15. Ho firmato ed inoltrato ,speriamo nel successo della vostra lotta.Grazie!E CHE LA LOMBARDIA RITROVI LA SUA ANTICA BELLEZZA!

  16. A cosa serve avere dei parchi tutelati se questi pseudo amministratori locali se ne fregano? Ben vengano queste petizioni, ma ben vengano anche uscite di scena di siffatti figuri.

    1. PRIMA FANNO I PARCHI E POI LI DISFANO AD USO E CONSUMO DEI FURBETTI DI TURNO! BASILICATA DOCET:I PARCHI LI DECIDE L’ENI IN BASE ALLE PROPRIE ESIGENZE DI TRIVELLAZIONE E GLI AMMINISTRATORI PUBBLICI OBBEDISCONO DI CONSEGUENZA,OSSEQUIOSI!

      1. perchè credi che duri quel parco ??? se non fabnno l’outlet , costruiranno case … io tra i 2 preferisco l’outlet … almeno rifaranno quella piazza di M…. che ci ritroviamo a locate

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