Una giornata non basta: rallentare la corsa al consumo di suolo in attesa della sospirata legge nazionale

Il 5 dicembre c’è stato l’annuale appuntamento con la Giornata Mondiale del Suolo, occasione per riflettere ancor di più sul problema del consumo di questa vitale risorsa. Un efficace spot prodotto da Ispra ci ricorda l’esigenza di un’attenzione costante. Resta remota la speranza di avere una legge nazionale entro la fine della legislatura

Giunta alla quarta edizione (la prima è del 2014) questa giornata dedicata al suolo ha origine nel 2002 ma è stata ufficialmente istituita dalla Fao nel 2013.
Negli intenti di questa iniziativa c’è la speranza che, almeno in questo giorno, ci sia un po’ di attenzione sulla salute e sulla gestione sostenibile del suolo. Si parte dalla consapevolezza che stiamo parlando di una risorsa naturale limitata e praticamente non rinnovabile (per fare 2,5 cm di questo strato ci vogliono 500 anni) e si continua denunciando l’aumento del degrado, dello sfruttamento intensivo e della cattiva amministrazione di questo prezioso bene comune.

In Italia è lo spot realizzato dall’ISPRA a ricordarci efficacemente cosa perdiamo e con che velocità. Rallentare la corsa e fare un passo indietro in questo caso è qualcosa che serve.

Nel video Luca Mercalli ribadisce che senza il suolo non si mangia, peggiora il clima e aumentano inondazioni. E’ un dovere proteggerlo, è un crimine distruggerlo.
Il professor Paolo Pileri spiega efficacemente la preoccupante velocità di questa dannosa corsa al consumo: nel tempo di un caffè, 30 secondi, in Italia sono cementificati 90 mq.

Andrea Segrè, agronomo ed economista, sottolinea che mangiarsi il suolo, con tutto il bisogno di cibo che c’è, è un doppio spreco.
Il presidente del WWF, Donatella Bianchi, rimarcando il collegamento tra consumo di suolo e peggioramento del clima, ricorda che salvaguardarlo equivale a proteggere la vita di tutti noi.

Proprio il WWF ha diffuso un rapporto dal titolo eloquente: LE AREE METROPOLITANE DIVORANO IL TERRITORIO. E’ qui infatti che l’edificazione corre ancora più veloce: 180.000 nuovi edifici negli ultimi 10 anni.
Realizzato in collaborazione con l’Università dell’Aquila, lo studio dimostra che in queste zone (50.000 kmq dove vive il 40% della popolazione italiana) si vede tutta l’incoerenza del fenomeno con aumenti chiaramente discordi rispetto alla variazione demografica.
Qualche numero: a Messina, a fronte di un aumento di circa 200 abitanti negli anni 2001-2011, sono stati realizzati 8.300 nuovi edifici. A Napoli ci sono ben 3 nuovi edifici per ogni abitante perso mentre a Cagliari, per ogni nuovo residente, sono state realizzati 2 due nuove costruzioni!

Nell’anno che sta per chiudersi c’è stata un’intensa mobilitazione a livello europeo per chiedere una legge comune che difenda il suolo, bene essenziale alla vita come l’acqua e come l’aria. A settembre la coalizione italiana #SalvailSuolo ha consegnato in Senato più di 82.000 firme raccolte.

Sembra però molto difficile che, nonostante gli sforzi, il 2017 possa terminare con l’approvazione definitiva di una legge nazionale, attesa da tempo. Da qualcuno è citata tra i possibili provvedimenti di fine legislatura, ma è poco probabile che possa trovare spazio. Dopo l’ok della Camera (era il 12 maggio 2016), la norma è ferma proprio al Senato, oggetto di revisione. Al 31 ottobre nella pagina dedicata si legge “in corso di esame in commissione”. L’ultima seduta risulta essere del 7 dicembre 2017. Intanto Salviamo Il Paesaggio lavora da tempo ad un testo alternativo e più efficace.

Perché non c’è più tempo da perdere: anche nelle 24 ore della giornata dedicata al suolo in cui molti hanno manifestato disappunto e preoccupazione, abbiamo comunque perso quasi 30 ettari!

Luca D’Achille @LucaDAchille